Agosto 2023 – Editoriale

L’editoriale

L’eredità dei padri «Uniti nella diversità»

 

Monti o lago? A prevalere è la seconda opzione, e per comodità partecipiamo alle celebrazioni per il Natale della Patria a Lugano. Saltiamo gli appuntamenti mattutini con cui si apre il programma ufficiale (la diana al rullo dei tamburini e la posa della corona di alloro ai piedi dell’obelisco in piazza Indipendenza da parte dell’autorità municipale e dei Volontari Luganesi), pur riconoscendo l’importanza e il valore simbolico e storico di entrambi i momenti.
Siamo in centro nel tardo pomeriggio, strade e piazze sono affollate. Sul lungolago i posti migliori per assistere allo spettacolo pirotecnico serale sono tutti occupati. Nel frattempo si avvicina il corteo. Dietro le autorità municipali, sfilano – con i vessilli – dirigenti e membri delle società sportive e ricreative, le bande musicali e le delegazioni degli enti di soccorso: Polizia, Civici Pompieri, Croce Verde e Salvataggio. Turisti e spettatori locali assistono piuttosto indifferenti al passaggio dei gruppi. Tentiamo di lanciare un applauso, senza alcun successo. Peccato, vorremmo che queste persone, soprattutto i volontari che mettono a disposizione il loro tempo in modo disinteressato, ricevessero un riconoscimento esplicito per il loro prezioso impegno. Tra il pubblico qualche coro si leva al passaggio dell’F.C. Lugano, la squadra del momento: l’allenatore Mattia Croci-Torti (il “Crus”) saluta con la mano e dispensa sorrisi. Carismatico e vincente, piace ai tifosi bianconeri – notoriamente molto esigenti – che in buon numero hanno ripreso la via dello stadio: in attesa del Polo sportivo e degli eventi, parliamo del campo provvisorio e che al debutto casalingo (vittorioso) contro il San Gallo ha registrato un sorprendente “tutto esaurito”.
Alle 21 i riflettori in piazza della Riforma puntano sul balcone di Palazzo Civico, dove si affaccia dapprima il sindaco Michele Foletti per un saluto e annunciare l’oratore della serata. È il collega di Municipio Filippo Lombardi, cui spetta questo onore in virtù della sua vasta esperienza politica e professionale . «Non festeggiamo una data o un documento: festeggiamo noi stessi come popolo (…) che decide di unirsi per difendere la propria libertà e la propria indipendenza. È un mito, ci ammoniscono gli storici, ma gli uomini hanno sempre bisogno di quei simboli che danno a ogni popolo la sua identità, e ai cittadini la coscienza del loro comune destino», esordisce Lombardi.
Oltre al giuramento dei tre Cantoni “primitivi” del 1° agosto 1291 al Grütli, altro segnale forte è rappresentato della Costituzione del 1848, di cui ricorre il 175° anniversario. È la legge suprema che un popolo si dà per regolare i rapporti interni e il funzionamento del Paese. In terra elvetica fu adottata dopo la guerra civile del Sonderbund, con grande magnanimità di chi l’aveva vinta e grande rispetto verso chi l’aveva persa. «Troppo spesso liquidato come banale spirito di compromesso, è in realtà la forza storica di un Paese, la Svizzera, che negli ultimi due secoli è stato costruito sui pilastri del rispetto, dell’inclusione, dell’amicizia e della fratellanza. Oggi a noi tutti tocca un compito importante, ossia essere degni dei nostri padri che hanno costruito questa Confederazione, essere capaci di affrontare con lo stesso spirito le sfide del nuovo mondo in cui siamo immersi: scontri militari e guerre economiche, cambiamenti climatici e dolorose migrazioni di massa, odio e rancore che si diffondono tra gli uomini. A tutte queste minacce noi, cittadini svizzeri, dobbiamo essere capaci di rispondere come i nostri padri. Non lasciamoci prendere dall’angoscia e dell’egoismo, restiamo uniti e sereni, pronti a giocare la carta che la Svizzera ha scelto come sua priorità politica: quella dell’unità e della fratellanza. Festeggiamo noi stessi come popolo, come unità di forze, diverse ma unite in una medesima identità».