
Agosto 2024 – Editoriale
L’editoriale
Non lasciamoli soli!
Il territorio è il patrimonio più importante che il Ticino può offrire e il miglior biglietto da visita per gli ospiti. Non ce ne siamo sempre presi cura con i dovuti riguardi e alcuni interventi hanno oggettivamente deturpato e impoverito il paesaggio, tuttavia nell’insieme il quadro è dignitoso. I riconoscimenti non mancano, come del resto le critiche, che sono benvenute soprattutto quando offrono prospettive di miglioramento. L’attenzione deve essere costante e massima, poiché le minacce e le insidie sono reali. Dipendono soprattutto dall’uomo, la cui capacità di nuocere all’ambiente non è seconda a nessun’altra specie che popola il pianeta. È quindi ai nostri eccessi che dobbiamo imparare a mettere dei freni. Ci sono però anche fattori esterni potenzialmente pericolosi. È il caso dei cambiamenti climatici, che scatenano forze distruttive con frequenza e intensità allarmanti. Quest’anno il nostro Cantone (con il Vallese e i Grigioni) è stato particolarmente colpito, con vittime umane e una devastazione senza precedenti. In Lavizzara e Bavona gli anziani – che di valanghe, frane e alluvioni ne sanno qualcosa – sostengono che a un evento rabbioso come quello che a fine giugno ha stravolto la valle non avevano mai assistito. La redazione di Terra ticinese non è rimasta insensibile al dolore e alla distruzione, tuttavia ha ritenuto che scene di un paesaggio irriconoscibile e testimonianze di una comunità incredula e demoralizzata, a due mesi da quella notte infernale sarebbero state fuori luogo. Tanto più che l’opera di ricostruzione ha già prodotto risultati sorprendenti, grazie anche alla solidarietà di cui valmaggesi e mesolcinesi hanno beneficiato, e alla mobilitazione in forze (protezione civile, militari, imprese e volontari) che hanno ripristinato i collegamenti stradali e i servizi fondamentali come acqua potabile ed elettricità. Insomma, i vallerani non sono stati lasciati soli. Superata la fase emozionale, la vera sfida sarà quella di garantire i mezzi e le risorse necessari per completare la ricostruzione e permettere a realtà periferiche già fragili di resistere e guardare avanti con fiducia: artigiani, botteghe, argricoltori e imprese devono poter continuare a produrre; le istituzioni essere in grado di amministrare i beni, offrire i servizi e gestire il territorio nel migliore dei modi; la gente deve poter rimanere nei villaggi: il rischio di spopolamento è effettivo e va assolutamente evitato. Non tutti la pensano così: di fronte all’entità degli investimenti necessari per mantenere in vita questi luoghi, oltre Gottardo si sono levate voci che chiedono alla politica di prendere in considerazione l’ipotesi di un abbandono, laddove fosse economicamente insostenibile garantire un livello di protezione adeguato. Prendiamo le distanze da questo atteggiamento rinunciatario e irrispettoso di territori e comunità che appartengono a pieno diritto al nostro Paese, per ribadire invece l’urgenza di un piano strutturato e a lungo termine a sostegno di queste realtà. Non solo dove sono in gioco gli interessi rappresentati dallo sfruttamento delle risorse locali (idriche, per esempio) e dalla presenza di infrastrutture strategiche come le vie di comunicazione. Lo impongono ragioni storiche e culturali. Terra ticinese offre su questo numero spunti di riflessione e notizie dalle valli del Locarnese. Mario Donati evidenzia l’importanza degli stimoli arrivati da fuori per lo sviluppo della regione. È il caso dell’utilizzo della pietra ollare e del marmo di Peccia, il cui valore è stato scoperto grazie anche all’intuito e all’intraprendenza di imprenditori esterni. Lo stesso Centro internazionale di Scultura di Peccia è opera di artisti stranieri: ne parla Fausta Pezzoli-Vedova in un servizio realizzato per i 40 anni di questa eccellenza di cui l’intero Cantone va fiero. E come dimenticare Plinio Martini, lo scrittore di Cevio autore de Il Fondo del sacco? A cento anni dalla nascita, la rivista letteraria Il Cantonetto gli dedica un intero numero. Ce ne parla Carlo Monti, presidente del Comitato del Centenario.
Buona lettura.